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L’arrivo di Tina a Karama

Mi chiamo Tina e vengo dalla Svezia. Sono a Karama da quasi un mese e vorrei condividere la mia esperienza fino ad adesso. Quando sono arrivata, non sapevo bene cosa aspettarmi. Non credo sia possibile prepararsi completamente a un’esperienza come questa. Devo ammettere che l’inizio non è stato sempre facile. Essere in un posto nuovo e non capire la lingua è difficile. Ci vuole anche un po’ di tempo per sentirsi a proprio agio e a casa nella famiglia ospitante. Quello che ho notato è che ogni giorno diventa un po’ più facile. Si conoscono le persone e si inizia a creare un legame, e alcune persone qui sono davvero meravigliose e premurose. Per quanto mi riguarda, ho capito che se voglio essere come una della famiglia devo fare uno sforzo. Questo è davvero importante. Se si ha una mente aperta e si è veramente interessati alla comunità e alle persone qui presenti, credo che l’esperienza sarà migliore. Sono qui da poco tempo ma sento di aver imparato molto. Ammetto che a volte ancora non è facile, sono lontana da casa e fuori dalla mia zona di comfort. Ma non mi pento di essere venuta qui.

La prima settimana a Karama è stata piuttosto travolgente. I bambini sono molto curiosi e a volte possono essere un po’ rudi. Ma provo gioia nel giocare con loro e nel conoscerli meglio. La prima settimana ho soltanto osservato e mi ci è voluto un po’ di tempo per iniziare le mie attività. Quando ho un’attività programmata con i bambini, all’interno o all’esterno, cerco di partecipare attivamente e non solo di supervisionare i bambini. Penso che si divertano di più quando gioco con loro invece che quando mi limito a guardare. In tre settimane ho imparato alcune parole in arabo e la comunicazione con i bambini funziona bene. Imparerete ciò che è necessario sapere quando sarete qui ogni giorno.

Ho anche fatto una gita organizzata da Karama a Nablus, che è stata davvero fantastica. Poi mi sono unita alla mia famiglia ospitante per una gita di un giorno e sono davvero felice che mi abbiano chiesto di unirmi a loro. Ci sono altre gite da fare, ma dato che sarò qui a lungo non c’è fretta. Sono stata anche a Betlemme per un giorno, godendomi la città e passeggiando.

In conclusione, la mia esperienza finora è perlopiù positiva. C’è sempre spazio per i miglioramenti e a volte può essere difficile capire perché le cose vanno in un certo modo. Può essere una sfida e tenerlo a mente quando si arriva non è sbagliato. Ma la cosa più importante è avere una mente aperta e la volontà di imparare e condividere le esperienze!

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Lavorare in un campo profughi è impegnativo e stimolante, il successo del vostro soggiorno dipenderà dalla vostra dose di amore, pazienza e volontà di comprendere la cultura e la situazione politica. Qui le persone hanno accessi e privilegi limitati all'assistenza sanitaria, vivono in un ambiente difficile e non sono riconosciute come cittadini con pieni diritti.

Sarò per sempre grata per questo viaggio, per tutte le lezioni che ho imparato dai meravigliosi bambini di Karama, dagli anziani che mi hanno spiegato come il conflitto abbia avuto un impatto universale negli ultimi 65 anni. Voglio esprimere il mio profondo rispetto per i bambini di Deheishe, che non si lamentano mai e vivono come qualsiasi altro bambino. Karama è un grande luogo di crescita.

Lascio il campo profughi di Deheishe con il cuore pieno di gratitudine per tutto ciò che ho, sono venuta con il cuore aperto e ho contribuito nel mio piccolo, sono grata perchè non devo lottare per  preservare la mia dignità e la mia libertà. 

Voglio anche esprimere la mia ammirazione per Antoinette, per la sua dedizione e il suo duro lavoro per rendere Karama un luogo dove i bambini possono esprimersi.

Tornerò sicuramente per un nuovo viaggio, InshAllah!

Grazie a tutti.

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